Behind the Gialloblu: conosciamo Massimo Lucà, mister dell’Under 17
Massimo Lucà, giovane tecnico gialloblu, è arrivato questa stagione alla guida dei leoncini dell’under 17 della Viterbese. La squadra, che disputa il campionato Allievi Nazionali, si trova in quarta posizione a soli 3 lunghezze dal Teramo, che occupa la terza casella della classifica. Dopo un avvio a rilento, Lucà è riuscito a dare la sua impronta di gioco e nelle ultime 12 gare disputate i leoni hanno ottenuto 11 risultati utili, uscendo sconfitti solo dalla sfida contro il Teramo.
Com’è nata la tua passione per il calcio? Come si è evoluta nel corso degli anni?
Mio padre mi ha trasmesso la passione per il calcio, ha giocato fino a 42 anni. Per farmi iniziare, da piccolo, ha preso il tesserino da allenatore e ha aperto il settore giovanile della Maglianese, dove ho iniziato a giocare sotto età. Fino a 13 anni ho giocato nel settore giovanile della Maglianese, poi sono andato a giocare a Narni. Nella stagione successiva ho deciso di cambiare aria e mi sono trasferito a Civita Castellana, dove sono rimasto per 5-6 anni fino ad arrivare in prima squadra. Ho girato tante squadre e fortunatamente sono sempre riuscito a divertirmi. Al tempo stesso, mi sono tolto delle belle soddisfazioni personali. Dopo qualche anno, ho preso i patentini da allenatore e ho iniziato ad allenare la juniores della Maglianese, mentre ancora giocavo a Spoleto. Ora, dopo diverse stagioni, in particolare dopo le ultime sei da allenatore-giocatore in promozione, ho deciso di lasciare il calcio giocato concentrando le mie energie sul ruolo dell’allenatore.
Come calciatore, qual era il tuo ruolo in campo?
Ho sempre giocato in fase offensiva, sulla trequarti per capirci. Da lì segnavo spesso avendo delle buone capacità di tiro e mi riusciva bene fare assist ai compagni. Non ero un bomber d’area, ma insaccavo spesso la palla in rete.
Qual era il tuo idolo calcistico e punto di riferimento come giocatore?
Il giocatore che preferisco in assoluto è Francesco Totti, sia per la mia fede calcistica sia per quello che ha dimostrato di essere dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Ho sempre preso spunto da lui, anche perché avevamo un ruolo simile.
Quindi la tua fede calcistica è giallorossa…
La Roma è una passione e un credo di famiglia. Infatti, mio padre è nato a Roma ed è romanista. Lui mi ha trasmesso l’amore e la passione per questo fantastico club. Andavamo spesso a vedere la Roma insieme e per qualche anno abbiamo avuto anche l’abbonamento.
Quali sono i motivi per cui hai deciso di lasciare il calcio giocato e intraprendere la carriera da allenatore?
Non avevo più molti stimoli e l’idea di allenare una squadra di calcio e il pormi nuovi obiettivi mi ha spinto a intraprendere questa strada.
Qual è il modello di allenatore a cui fai riferimento?
Non mi piace seguire un allenatore in particolare. Prendo spunto da diversi tecnici cercando di migliorare il mio insegnamento e le mie conoscenze.
Veniamo al presente. Come sta andando la stagione in corso?
Inizialmente non è stato facile perché il gruppo era quasi completamente nuovo. Infatti, solo alcuni ragazzi si conoscevano e ci è voluto un po’ prima di prendere il giusto ritmo. Mi dispiace per lo stop della stagione perché avevamo trovato continuità riuscendo a vincere contro le più forti del girone.
Qual è stato il momento più bello della stagione?
Il ricordo più bello è stato quando abbiamo battuto la capolista fuori casa, il Gubbio. La partita è stata rimandata dopo mezz’ora di gioco per colpa delle condizioni atmosferiche. Successivamente, siamo tornati dalla capolista per concludere la gara e alla ripresa abbiamo dominato segnando due goal in venti minuti.
I ragazzi stavano giocando davvero bene, però, nella ripresa hanno avuto un calo di concentrazione e ci hanno pareggiato. Ci siamo svegliati nel finale e abbiamo segnato il 3-2 con un’azione bellissima, provata molte volte in allenamento, a recupero inoltrato.
E il momento più difficile?
Sicuramente il momento più problematico è stato quello di inizio stagione perché abbiamo iniziato un po’ a rilento. I ragazzi si dovevano conoscere ed era presto per fargli esprimere in campo le mie idee di gioco.
Come ti sei trovato con i ragazzi?
Mi trovo molto bene con la squadra, sono tutti ragazzi vogliosi che si impegnano molto. Spero che possano interiorizzare i miei insegnamenti, così da migliorarsi e diventare dei giocatori ancora più “maturi”.
Quanto è importante la comunicazione per un allenatore?
La comunicazione è fondamentale, bisogna saper parlare nel modo giusto ai ragazzi per fargli capire gli errori e cercare di migliorarli. Anche con l’ambiente che ruota intorno alla squadra è davvero importante saper comunicare al meglio, così da poter facilitare il lavoro di tutti.
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?
Ringrazio la società e tutto lo staff tecnico che ruota intorno alla squadra. Ringrazio anche Paolo Livi e il suo staff con cui abbiamo condiviso molti momenti e gli faccio un grande in bocca al lupo per il futuro. Infine, ringrazio i giocatori che mi hanno dato belle soddisfazioni lungo l’arco dell’anno e con cui ho condiviso sia momenti belli sia brutti. Non vediamo l’ora che questo stop finisca per tornare in campo.